Si sente sempre più spesso parlare di sostituzioni di denti, di impianti al Titanio, allo Zirconio…ma è la reale soluzione ?
Un alimentazione sana e remineralizzante a base di frutta e vegetali crudi è la migliore prevenzione, ma quale è la soluzione per chi purtroppo ha già perso i denti?
La scienza sembra fare passi da gigante, anche se spesso trattengono i risultati per loro, e aspettano più del necessario per commercializzarli .
O comunque usano metodi discutibili, e poco etici, usando delle cavie da laboratorio come topi e altri animali , che personalmente non approvo.
Quindi cosa fare , ma quale è la soluzione migliore per sostituire i denti mancanti……farli riscrescere ? Magari anche senza staminali e da soli con una riprogrammazione del nostro DNA o attraverso pazienti digiuni e dieta fruttariana senza muco per il tempo necessario?
Si può comunque migliorare la situazione della bocca e dei denti (che ricordiamolo sono un canale di disintossicazione del corpo) , con una dieta crudista, sole, aria pura e vita sana e serena.
Ma questo è futuro, un futuro di speranza per chi crede nelle meravigliose potenzialità del corpo umano che se pulito completamente potrà riservarci molte piacevoli sorprese.
E per questo ecco una serie di articoli trovati in rete, che trattano l’argomento:
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LONDRA
Addio dentiere e protesi: i denti in futuro potranno essere riparati
in modo naturale, o addirittura ricrescere. E tutto questo grazie a un singolo
gene. Farà discutere la scoperta di un gruppo di scienziati della Oregon State
University, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the
National Academy of Sciences.
I ricercatori hanno individuato il gene
responsabile della crescita dello smalto, il duro strato esterno dei denti che
non può crescere di nuovo. Esperimenti nei topi hanno dimostrato che il gene, un
«fattore di trascrizione» chiamato Ctip2, ha diverse funzioni, che coinvolgono
le risposte immunitarie e lo sviluppo di pelle e nervi. Ma anche la produzione
dello smalto dei denti. In particolare regola le ameloblaste, le cellule che
producono lo smalto.
Il controllo di questo gene, secondo gli
scienziati, in «combinato disposto» con la tecnologia sulle cellule staminali
potrebbe rendere la creazione artificiale di denti funzionali una possibilità
reale. E male che vada, la scoperta potrebbe essere utilizzata per rafforzare lo
smalto e riparare i denti danneggiati per esempio di chi beve o fuma.
«Molto lavoro sarà ancora necessario – spiega il capo dei ricercatori,
Chrissa Kioussi – per portare ad applicazioni sull’uomo, ma dovrebbe funzionare.
Si potrebbe trattare di un nuovo, rivoluzionario approccio alla salute dentale».
25/09/2009
Presto possibile ricrescita denti in adulti
Denti nuovi di zecca e, soprattutto, naturali al cento per cento, anche a tarda eta’. E’ una promessa allettante quella del ricercatore Paul Sharpe del King’s College di Londra, tanto da approdare sulle pagine della prestigiosa rivista ‘The Economist’: presto, assicura, si potranno far ricrescere i denti negli adulti.
Via libera, dunque, a dolci e caramelle senza l’incubo delle carie e di un sorriso, col passare degli anni, magari non piu’ a 360 gradi. Quella che gli addetti del settore hanno gia’ ribattezzato come la nuova branca della odontoiatria rigenerativa promette, infatti, di fare miracoli.
Ma in cosa consiste la tecnica messa a punto dal ricercatore inglese? I neonati, spiega, non hanno denti visibili, ma sono dotati di una sorta di proto-denti nascosti nelle gengive. Questi, definiti ‘primordia’, derivano dall’interazione tra due tipi di cellule di base: le cellule epiteliali e quelle cosiddette mesenchimali. Proprio coltivando i due tipi di cellule e facendole interagire, come accadrebbe in natura, Sharpe e’ riuscito a creare un dente ‘primordium’ artificiale.
Tutto parte dalle cellule staminali neurali dell’uomo, ovvero cellule indifferenziate, simili a quelle presenti negli embrioni, capaci di svilupparsi in una grande varieta’ di tipi di cellule.
Il ricercatore ha aggregato queste cellule staminali fino a formare piccoli pezzetti di tessuto, che ha poi ricoperto con un pezzo di epitelio orale. Cosa accade a questo punto? Le cellule dell’epitelio orale, in un certo senso, gia’ sanno di essere programmate per diventare parte di un dente, ed ”istruiscono” dunque le cellule staminali perche’ si trasformino in cellule orali mesenchimali. Il primordium che ne risulta, trapiantato nel rene di un topo (un ambiente ideale perche’ ben irrorato di sangue e ossigeno), si trasforma appunto in un dente. La speranza di Sharpe e’ di riuscire presto ad impiantare un primordium nelle gengive di un paziente, al posto di un dente rimosso o caduto. Dopo l’impianto, afferma il ricercatore, il proto-dente dovrebbe crescere, formare delle radici che si impiantino nella mascella e spuntare in bocca nell’arco di poche settimane. Ma affinche’ il miracolo si compia davvero, pero’, sara’ necessario ‘convincere’ il primordium a trasformarsi in un dente maturo. Cio’ sarebbe possibile attivando specifici geni. Tutto sta nell’identificare quali esattamente. Sebbene siano infatti migliaia i geni coinvolti nella formazione di un organo come il dente, essi si ‘accendono’ con una sorta di meccanismo a cascata: l’attivazione di uno, cioe’, innesca il funzionamento del gene successivo. A questo punto, spiegano gli esperti, e’ semplicemente necessario riuscire ad identificare ed attivare i primi geni del meccanismo a cascata, il cui numero si presume essere limitato. Un passo in tal senso e’ gia’ stato compiuto. Un gene di questo tipo e’ infatti gia’ stato scoperto: si tratta del gene Barx1, presente nelle cellule dei primordia destinati a diventare denti molari. Si tratta dunque, con tutta probabilita’, di un gene che controlla la forma dei denti.
La strada che rendera’ possibile avere denti nuovi, anche se in testa si conta gia’ qualche capello bianco, sembra quindi essere tracciata. E tutto lascia supporre che la domanda per l’odontoiatria rigenerativa, nei paesi occidentali caratterizzati da una popolazione sempre piu’ vecchia e sdentata, sara’ notevole. Sharpe sembra esserne piu’ che consapevole: per sfruttare tale domanda, infatti, ha dato vita ad una compagnia, la Odontis. Se riuscira’ a commercializzare la nuova tecnologia basata sulle cellule staminali, e’ certo che gli azionisti, sdentati o meno, avranno di che sorridere
Fonte: Ansa
Rigenerazione denti cariati
I dentisti adottano le stesse tecniche operative per trattare le carie dentarie da moltissimo tempo, ma ora nuove tecniche emergenti per la rigenerazione dei denti potrebbero trasformare la professione già nei prossimi anni.
Le otturazioni sono quindi destinate a lasciare il passo alle nuove tecnologie e ai nuovi biomateriali che promettono di rigenerare e quindi ricostruire il dente cariato.
Lo smalto e la dentina, materiali che rendono i denti le parti più forti e dure del corpo, sostituiranno l’oro o i materiali da otturazione comunemente usati, come la ceramica ceramica, per farli tornare a “lavorare” correttamente.
Sally Marshall, professore presso la University of California a San Francisco, afferma: «Quello che speriamo di ottenere presto è di rimineralizzare i denti».
Mentre la riparazione con materiali bioattivi sembra più vicina, la ricrescita vera e propria sembra più lontana ma non non impossibile.
Gli studi attuali si stanno quindi concentrando sulla dentina e sullo smalto. Le attuali difficoltà sono dovute alla straordinaria complessità della struttura, complicata da creare in laboratorio e soprattutto renderle funzionali.
I denti, proprio perché composti da minerali, sono suscettibili all’erosione. Gli acidi, come quelli prodotti dai batteri o dalla Coca-Cola, demineralizzano lo smalto dei denti e l’organismo risponde a tutto ciò solo in minima parte.
Quando le barriere del sono sopraffatte, i batteri attraversano la dentina provocando una carie.
In questo quadro si inserisce la ricerca pubblicata su Journal of Structural Biology in cui gli studiosi sono riusciti a ricostruire la dentina danneggiata ricoprendo la carie con una soluzione a base di ioni di calcio carichi elettricamente.
Il professor Marshall dopo aver applicata questa soluzione ha osservato una remineralizzazione del dente con formazione di cristalli.
La sfida per la guarigione completa è propria quella di ottenere i cristalli che vadano a riempire completamente la cavità dentaria dalla parte inferiore fino allo smalto.
Questo non è ancora stato possibile farlo concretamente, ma la strada secondo Marshall ora è abbastanza definita
Staminali, primo dente in provetta:
TOKYO –
Importante passo avanti nello studio sull’uso delle cellule staminali. Un dente
‘nuovo’ di topo, un incisivo, è stato ottenuto da queste ‘cellule primitive non
specializzate’. Poi è stato impiantato nella bocca di un roditore ed è risultato
perfettamente uguale a quelli normalmente cresciuti nell’animale. Il dente è
stato realizzato in provetta con un procedimento di coltura in tre dimensioni, a
partire da due soli tipi di cellule staminali, una cellula mesenchimale e una
epiteliale, prese dalla gemma dentale di un dente incisivo in embrioni di
topolino. Il dente bio-ingegnerizzato in provetta ha correttamente terminato il
suo sviluppo nella bocca del topolino e, una volta cresciuto, si è mostrato in
tutto identico a quelli naturalmente nati. Per il momento ci sono ancora degli
ostacoli che ci separano dall’applicabilità di questa tecnica di bioingegneria
all’uomo, ha ammesso lo scienziato giapponese, il dottor Takashi Tsuji
dell’Università di Tokyo.
Autore: DOTT. Takashi tsuji
università di Tokio
Bioingegneria genetica dentale.
Il Professor Teruko Takano-Yamamoto (Division of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics, Graduate School of Dentistry, Tohoku University, Japan) e il Professor Shohei Kasugai (Oral and Maxillofacial Surgery, Department of Oral Restitution, Division of Oral Health Sciences, Graduate School, Tokyo Medical and Dental University, Japan), unitamente ad un gruppo di ricercatori da loro coordinati, sono da poco riusciti a ricreare in vitro il germe dentale bioingegnerizzato e a dimostrarne la crescita in vivo innestandolo nella mascella di un topo adulto.
La pubblicazione scientifica ” Fully functional bioengineered tooth replacement as an organ replacement therapy ” ( Robert Langer, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA, and approved June 30, 2009) riporta materiali ,metodi e risultati di questo studio dove si afferma la possibilità di rigenerare oltre ai tessuti mineralizzati del dente anche quelli parodontali e pulpari facendo un importante passo in avanti verso la ” terza dentizione “.
E’ tuttavia importante sottolineare che si è ancora nella fase di sperimentazione su cavie e che comunque il grande scoglio da superare resta la gestione del controllo delle dimensioni e della morfologia anatomica dei denti che si vogliono rigenerare.
Restano ancora quindi molti interrogativi su come e quando si arriverà a proporre ai nostri pazienti, come si suol dire ” in scienza e coscienza ” medica, non più la protesi tradizionale, non più la protesi su impianti, ma l’innovativa terza dentizione.